Sunday, August 29, 2010

* TRILOGIA DELLA SPERANZA, René Zúñiga


Traducción al Italiano de Carolina Tiengo Volta


I

Proprio lì , dove il deserto si unisce alla montagna scoscesa
è possibile toccare le stelle
respirare l’aria e volare col vento
costruendo storie, una antologia epica
della lotta
luci ed ombre per dare senso e forma
allo spazio che si abita, che si organizza, che si sogna.


Uomini nudi
con i piedi che si fondono alla terra
donne vestite con il tessuto dello zacate
partecipano alla caccia
danno forma al mondo
costruendo con le loro mani il futuro.

La pianta del mezquite prodigiosa
guarita dal sole che spadroneggia prepotente
con le sue radici
cacciando insieme all’uomo
e le orchidee che sottolineano la bellezza
dell’inospitale paesaggio,
tessendo storie e colorando il caos.

Dicono che il cemento di tutto è il potere,
lo sterminio, la sottomissione dell’anima.

Ci sono diverse armi potenti
l’archibugio, i cavalli…la croce
che si carica sulle spalle
che sanguina,
che lacera le membra,
che scuoia,
che tira fuori gli occhi dalle orbite,
che trascina le braccia e le gambe,
che stacca il cuoio capelluto,
che uccide!


Esiliati, cenciosi e affamati
le genti catujanes, ayaucuaras, amapoalas, boxalo e cuanaales
vedono come su questa terra tanto amata
sorgono casali verso l’ottavo decennio,
alla fine del sedicesimo secolo
e ritornano al principio dei tempi
nomadi con terre, senza patria
senza sorrisi sui volti,
come schiavi.

Uomini e donne con vestiti di altre terre
occupano il sole e il deserto
e gli indigeni spodestati, perseguitati
peregrinando fino al luogo sacro
sulla montagna, con uccelli che volano sulle alture,
con la speranza di un segnale o di un conforto.




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II


Sempre il sole o le nuvole di ottobre
gli occhi di Santa Lucia, bolle e indulgenze
terra estrema e dura, sterile, color seppia
per quelli che vivono a queste latitudini
uomini e donne che si confondono con la terra
prigionieri del terrore e degli incubi.


La croce in alto e dando con il maglio
strumento di conquista
evangelizzazione
sfruttamento
naturali, peones, per arrivare fino alle viscere della terra
storie di morti, abitanti del nulla.


Feste da conservare
la fedeltà al dio barbaro
con specchietti e lenti
fu la costante per secoli
mentre il casale diventa città
e il progresso è solo per alcuni.


Gesta rivoluzionarie, rivolte
l’esercito invasore che issa la sua bandiera
sulla cima della nostra vergogna e della nostra degna rabbia
la città presa
e i potenti che si abituano
ad avere la faccia della sottomissione indiscutibile:
così vuole il dio che gioca
con la morte,
l’abbandono al terrore impresso sul volto e
al sangue quotidiano dei corpi pestilenti.





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III


Le colline, le montagne, testimoni muti del passare del tempo
e il sonno pesante
mentre i bambini cantano strofe pop nelle scuole
il culto del voto in rosso, dello stato del tempo,
la frivolità che porta serenità e una cieca sicurezza
all’ abitante del nuovo millennio
che fissa il suo sguardo stanco
nel ricettore di immagini
dove i sogni diventano l’incubo quotidiano,
con auto che attraversano i fiumi della modernità fumosa
mentre Tezcatlipoca mostra il suo vero volto.


Le strisce sono ora simbolo divino
il gusto per il cemento, il cellulare,
la destra ha dipinto la montagna e il deserto
di un azzurro che trasforma chi lo fa suo
in una entità che confonde il riso con la smorfia della morte
l’amore in attività per proseliti,
e ciò con l’inganno.
La città con il cuore di cemento e assi
con l’ Intoccabile e le tigri del nord
e Malverde che fa miracoli
ai devoti,
a chi ha fede
e a chi non ha niente da perdere.


La decomposizione dei corpi senza vita
rende rarefatto l’ambiente
i proiettili si incrostano
nei corpi innocenti,
strappando via vita e futuro,
il Governante di turno, fedele
ai suoi principi
è al servizio dei privilegi
mentre la città si distrugge
nella violenza, corruzione, indifferenza
e disoccupazione
per rendere vulnerabile l’anima e
restare esposti al controllo totale,
senza volontà.

L’oscurità non è permanente
sono sorti dei presagi, nell’aria rarefatta
giovani armati d’amore e futuro
occupano vie e piazze
in bici e con le ali della libertà sulle spalle
percorrono le città con la buona novella
si moltiplica l’amore in città e sul pianeta
si riuniscono nelle piazze per far musica.

Nessuno li zittisce, li unisce la fratellanza e
la costruzione pietra dopo pietra di una nuova realtà,
come giocolieri medioevali,
come profeti
che con piccoli fogli stampati
informano
che dobbiamo unire le nostre volontà
e cambiare la faccia del mondo
per costruire sostegni alla speranza.




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René Zúñiga.


23 maggio 2010

Texto leído por el autor el 23 de Mayo del año en curso en la Explanada de los Héroes de Monterrey: Más Poesía, menos Balas

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